Non sono più avvezzo alla corsa, ora sono un novizio che deve imparare a camminare.
Gennaro
domenica 23 ottobre 2011
venerdì 7 ottobre 2011
La Mar -il granchio-
Il granchio va per il suo scoglio ignaro
e un pò turbato. L'onda lo ha portato
a casa ove suo fratello gode
l'ultimo sole e sua madre lo aspetta
coccolata dall'anziano sposo. Io
ammiro ma non sono come loro.
La marea infrange i miei tumulti
e ogni frammento paventa, io non
son come loro: ho paura dell'onda
che riporta a casa i pensieri
e un pò turbato. L'onda lo ha portato
a casa ove suo fratello gode
l'ultimo sole e sua madre lo aspetta
coccolata dall'anziano sposo. Io
ammiro ma non sono come loro.
La marea infrange i miei tumulti
e ogni frammento paventa, io non
son come loro: ho paura dell'onda
che riporta a casa i pensieri
giovedì 29 settembre 2011
La Mar
Lo senti il profumo del mare?
Lo senti il sale portato dal vento?
è l'odore delle carcasse guaste
di un mondo che agonizza... io
ne faccio parte ed aspetto
la mia rivincita, come il mare.
Lo senti il sale portato dal vento?
è l'odore delle carcasse guaste
di un mondo che agonizza... io
ne faccio parte ed aspetto
la mia rivincita, come il mare.
domenica 25 settembre 2011
distico
mi diverte il tuo sguardo e mi diverto a star da solo
e dopo ridere nel tuo sguardo, cosa è chissà.
e dopo ridere nel tuo sguardo, cosa è chissà.
mercoledì 14 settembre 2011
settembre, di notte - Contrasto
SETTEMBRE, DI NOTTE
Siamo un corpo confuso. Siamo il bersaglio sfiorato. Siamo parole malate. Siamo un’inutile precisione. Siamo l’attesa continua. Siamo scrosci improvvisi. Siamo echi di colpi. Siamo al rallentatore. Siamo sagome a terra. Siamo una sintesi cieca. Siamo tutte le voci. Siamo sbarre di vetro. Siamo silenzi assordanti. Siamo settembre, di notte. … Senza rancore. Il cane è armato. La poesia è un avvertimento. La poesia è azione.
A cat's diary #2
Devo ammettere che la seconda pagina di un diario è più impegnativa della prima, non hai più quella voglia frenetica che ti piglia la zampa e ti fa scrivere così su due piedi cose come quelle che ho buttato giù ieri. Da un lato però devo anche ammettere che è un bene perchè cose come quelle che ho buttato giù ieri non sono granchè capibili e mi scuso con il mio lettore per la difficoltà che ha incontrato nel leggerle. Erano uno sfogo, cercate di pazientare e comprendere la mia situazione. La mia situazione, già. Non l'ho ancora chiarita la mia situazione ma non sono pronto per farlo, forse quando l'avrò metabolizzata per bene e sarò guaritò ve ne parlerò. è proprio questo lo scopo di questo diario: guarire. Scrivere un diario per guarire? Ebbene si, l'idea me la data un libro che il mio padrone stava leggendo qualche mese fa (quando ancora ero sano e non mi passava per la testa di scrivere), io glie lo spizzavo di nascosto e stavo ad ascoltarlo quelle rare volte che leggeva a voce alta.Mi pare che il libro fosse uno stratagemma del medico per curare un paziente particolarmente ostinato e la pubblicazione fosse avvenuta per uno scherzo dello stesso medico,bestie della peggior specie i dottori, credete a me. Non so se il protagonista del libro è guarito, io, dal canto mio, spero almeno di trovare un qualche aiuto per vivere questa mia nuova vita da handicappato che mi hanno appioppato da un giorno all'altro. Per quanto riguarda il libro del mio padrone ve lo consiglierei se sapessi il titolo, era un buon libro.
Torniamo a me. Ultimamente ho perso la voglia di far dispetti ai miei padroni, non ho più la capacità di correre e di nascondermi velocemente quindi metà del mio divertimento è saltato. Quando ero più giovane gli pisciavo in casa dappertutto, specialmente sui divani dove dormivo, per fargli capire se una cosa non mi andavaa genio. Tanti comodi giacigli ho perso in questo modo e ci ho preso pure qualche mazzata. Qualche volta protestavo con violenza. Ero il più piccolo e quello meno ascoltato, capitemi, oggi non lo farei più questo sgarbo ai miei padroni, non ne ho più la voglia. Sento il bisogno di raccontare e quindi scrivo così non corro il rischio di risposte o battute. Giorni interi li passo totalmente da solo, annegato nei miei pensieri fumosi a guardare la finestra di camera mia, quanto amo quella finestra! Così luminosa e fresca e così accogliente! Fossi una finestra sarei come lei, pronta ad ospitare miseri gatti come me, fossi un uomo costruirei una casa fatta interamente di finestre.
Gennaro.
Torniamo a me. Ultimamente ho perso la voglia di far dispetti ai miei padroni, non ho più la capacità di correre e di nascondermi velocemente quindi metà del mio divertimento è saltato. Quando ero più giovane gli pisciavo in casa dappertutto, specialmente sui divani dove dormivo, per fargli capire se una cosa non mi andavaa genio. Tanti comodi giacigli ho perso in questo modo e ci ho preso pure qualche mazzata. Qualche volta protestavo con violenza. Ero il più piccolo e quello meno ascoltato, capitemi, oggi non lo farei più questo sgarbo ai miei padroni, non ne ho più la voglia. Sento il bisogno di raccontare e quindi scrivo così non corro il rischio di risposte o battute. Giorni interi li passo totalmente da solo, annegato nei miei pensieri fumosi a guardare la finestra di camera mia, quanto amo quella finestra! Così luminosa e fresca e così accogliente! Fossi una finestra sarei come lei, pronta ad ospitare miseri gatti come me, fossi un uomo costruirei una casa fatta interamente di finestre.
Gennaro.
martedì 13 settembre 2011
A cat's diary #1
Oggi mi è saltato il grillo di scrivere per raccontarmi di me. è un modo come un altro per raccontarvi la mia vita e questo strano periodo che sto passando ai limiti della nevrosi.
Non sono sempre stato così, prima ero più spensierato, più libero, meno incatenato al suolo. Ero solito girovagare quà e là per la casa, saltellare fra un divano ed un letto e sonnecchiare. Oh quanto era bello quel sonno leggero leggero che decidevo di regalarmi quando ancora ero "sano", prima che successe il fattaccio! Dovete sapere che il sonno, io lo so bene!, è bello quando non è costretto, quando non è una routine ma è invece una libera scelta quotidiana. Ora non è più così. Me ne sto lì fermo, buono buono, perchè non ho voglia di mostrarmi così debole come ormai sono. Dopo tutta l'odissea che ho passato, non ce la faccio a sopportare anche gli sguardi di pena di chi compatisce la mia situazione, ma che in realtà non la capisce. A dire il vero non lo capisco nemmeno io il perchè ora sono così.Lo vivo e basta. é colpa di un uomo, mi pare di aver sentito in giro, qualcuno che si è sbagliato, qualcuno che ha preso alla leggera la mia vita ma non ne sono sicuro. Dopotutto non me ne frega niente di lui, perchè io non ho mai chiesto tanto dalla vita. A me l'hanno regalata quando ero piccolo piccolo, ancora un cucciolo, salvandomi dalla strada e da morte certa e da allora mi ci sono avvinghiato con tutta la forza che avevo in corpo. Fino a due mesi fa. Ora la sento allentare quella presa, il vigore se ne va. Non in senso fisico, per carità! é solo forse un po di "mal di vivere" che mai prima avevo incontrato. è quella sensazione che si trasforma in uno sguardo spento fisso nel vuoto, è quella cantilena sorda che ti sale dalla milza. Ora ho fame ed il mio padrone è appena tornato. Vado ad annoiare lui. Prima dei saluti è bene che mi presenti (forse avrei dovuto farlo prima ma perdonerete la scortesia). Io sono Gennaro e sono un gatto. A presto
Non sono sempre stato così, prima ero più spensierato, più libero, meno incatenato al suolo. Ero solito girovagare quà e là per la casa, saltellare fra un divano ed un letto e sonnecchiare. Oh quanto era bello quel sonno leggero leggero che decidevo di regalarmi quando ancora ero "sano", prima che successe il fattaccio! Dovete sapere che il sonno, io lo so bene!, è bello quando non è costretto, quando non è una routine ma è invece una libera scelta quotidiana. Ora non è più così. Me ne sto lì fermo, buono buono, perchè non ho voglia di mostrarmi così debole come ormai sono. Dopo tutta l'odissea che ho passato, non ce la faccio a sopportare anche gli sguardi di pena di chi compatisce la mia situazione, ma che in realtà non la capisce. A dire il vero non lo capisco nemmeno io il perchè ora sono così.Lo vivo e basta. é colpa di un uomo, mi pare di aver sentito in giro, qualcuno che si è sbagliato, qualcuno che ha preso alla leggera la mia vita ma non ne sono sicuro. Dopotutto non me ne frega niente di lui, perchè io non ho mai chiesto tanto dalla vita. A me l'hanno regalata quando ero piccolo piccolo, ancora un cucciolo, salvandomi dalla strada e da morte certa e da allora mi ci sono avvinghiato con tutta la forza che avevo in corpo. Fino a due mesi fa. Ora la sento allentare quella presa, il vigore se ne va. Non in senso fisico, per carità! é solo forse un po di "mal di vivere" che mai prima avevo incontrato. è quella sensazione che si trasforma in uno sguardo spento fisso nel vuoto, è quella cantilena sorda che ti sale dalla milza. Ora ho fame ed il mio padrone è appena tornato. Vado ad annoiare lui. Prima dei saluti è bene che mi presenti (forse avrei dovuto farlo prima ma perdonerete la scortesia). Io sono Gennaro e sono un gatto. A presto
mercoledì 10 agosto 2011
persons unknown
Care persone sconosciute anonime,
questo messaggio è per voi, voi bugiardi, voi mentitori, ipocriti, ragazzi, ragazze, amanti, malati, Noi. Preoccupatevi se ora siamo solo un mucchietto di carne e sangue marcenti, se siamo vittime di statistiche, di quotidiani, di galere. Preoccupatevi se tutto quello che ci è rimasto non è altro che un mucchietto di carne e sangue marcenti, se non ci è permesso (o non vogliamo fare altro, che più o meno sono la stessa cosa) che nasconderci e dissetarci del nostro veleno.
Siamo dei perfetti sconosciuti nelle nostre città invivibili, in famiglia, nei nostri rapporti che mancano di calore umano ma abbondano di discordia. In questo nostro mondo ognuno è l'ammortizzatore sociale di sé stesso su cui scaricare ansie, malumori, tensioni fino all'esplosione del rogo. Dove sono finite le streghe? Dove sono finiti i nostri mostri, un tempo così enormi e vi(v)sibili. Preoccupiamoci se la spada che un tempo trafiggeva l'uomo ora si è trasformata in un milione di piccoli aghi.
Oggigiorno siamo vittime del nostro lassismo, del nostro stesso sonno, delle filosofie dell'opportunismo perchè preferiamo il mediocre presente sicuro ad un dubbio futuro, perchè siamo zoppi ed incespichiamo nell'aiutare uno storpio, perchè siamo cechi nel vedere le sofferenze altrui e non le cogliamo nemmeno in noi stessi, perchè non parliamo la lingua dei sordi.
In un mondo in cui la "normalità" ha perso ogni valore e la conformazione ci coglie tutti, indistintamente, perchè cercare disperatamente, spauriti, una vita "normale" se ognuno di noi è per natura alieno all'altro? Preoccupiamoci se siamo alieni a noi stessi, se releghiamo il nostro Io in un angolino per far spazio a slogan pubblicitari da mainstream. Preoccupiamoci se smarriamo la speranza, indignamoci se io non so come ti chiami e tu non sai come mi chiamo io, indignamoci se siamo anonimi.
Luigi
Indignatevi!- Stéphane Hessel
questo messaggio è per voi, voi bugiardi, voi mentitori, ipocriti, ragazzi, ragazze, amanti, malati, Noi. Preoccupatevi se ora siamo solo un mucchietto di carne e sangue marcenti, se siamo vittime di statistiche, di quotidiani, di galere. Preoccupatevi se tutto quello che ci è rimasto non è altro che un mucchietto di carne e sangue marcenti, se non ci è permesso (o non vogliamo fare altro, che più o meno sono la stessa cosa) che nasconderci e dissetarci del nostro veleno.
Siamo dei perfetti sconosciuti nelle nostre città invivibili, in famiglia, nei nostri rapporti che mancano di calore umano ma abbondano di discordia. In questo nostro mondo ognuno è l'ammortizzatore sociale di sé stesso su cui scaricare ansie, malumori, tensioni fino all'esplosione del rogo. Dove sono finite le streghe? Dove sono finiti i nostri mostri, un tempo così enormi e vi(v)sibili. Preoccupiamoci se la spada che un tempo trafiggeva l'uomo ora si è trasformata in un milione di piccoli aghi.
Oggigiorno siamo vittime del nostro lassismo, del nostro stesso sonno, delle filosofie dell'opportunismo perchè preferiamo il mediocre presente sicuro ad un dubbio futuro, perchè siamo zoppi ed incespichiamo nell'aiutare uno storpio, perchè siamo cechi nel vedere le sofferenze altrui e non le cogliamo nemmeno in noi stessi, perchè non parliamo la lingua dei sordi.
In un mondo in cui la "normalità" ha perso ogni valore e la conformazione ci coglie tutti, indistintamente, perchè cercare disperatamente, spauriti, una vita "normale" se ognuno di noi è per natura alieno all'altro? Preoccupiamoci se siamo alieni a noi stessi, se releghiamo il nostro Io in un angolino per far spazio a slogan pubblicitari da mainstream. Preoccupiamoci se smarriamo la speranza, indignamoci se io non so come ti chiami e tu non sai come mi chiamo io, indignamoci se siamo anonimi.
Luigi
Indignatevi!- Stéphane Hessel
venerdì 29 luglio 2011
giovedì 14 luglio 2011
La mia Buonanotte
L'attimo in cui muovi il braccio per solcare il foglio con la matita è troppo lungo, il movimento troppo rigido per non far ingarbugliare i tuoi pensieri, pure una piccola congiunzione scompiglia la matassa della mia mente stanca, dove sei Arianna?
Fa paura il mondo mio perchè è immobile, la staticità è umana ma non fa parte del mondo.
Mi romperei tutte le bottiglie di questa terra in testa, ogni martello batterei su di me, un incudine umana, dopo la mela ho scordato come vivere. è un po' goffo l'uomo nei suoi sentimenti e nei suoi passi.
Fa paura il mondo mio perchè è immobile, la staticità è umana ma non fa parte del mondo.
Mi romperei tutte le bottiglie di questa terra in testa, ogni martello batterei su di me, un incudine umana, dopo la mela ho scordato come vivere. è un po' goffo l'uomo nei suoi sentimenti e nei suoi passi.
lunedì 4 luglio 2011
L'attore giocoliere
Un piccolo assaggio, una bozza di qualcosa di mio, qualche verso... non sono poi tanti, non sono poi belli ma sono miei e li offro. Sono dedicati a quel qualcuno che prima non c'era ed ora c'è.
La camera della mia coscenza
mi sembra la gran carrozza di un Circo
lì lo spirito senza rete vola
acrobata
e la ragione è il pagliaccio e l'attore
il giocoliere che finge la vita
tutto il giorno sul palco suo e solo
per questo s'allena lì dove gioca.
Quanto è bravo l'attore giocoliere
che non sa di niente che di un officio
eppure solo per questo si allena
e continua a giocolare
pur quando lo spirto cade.
L.G
La camera della mia coscenza
mi sembra la gran carrozza di un Circo
lì lo spirito senza rete vola
acrobata
e la ragione è il pagliaccio e l'attore
il giocoliere che finge la vita
tutto il giorno sul palco suo e solo
per questo s'allena lì dove gioca.
Quanto è bravo l'attore giocoliere
che non sa di niente che di un officio
eppure solo per questo si allena
e continua a giocolare
pur quando lo spirto cade.
L.G
sabato 25 giugno 2011
Sense #2
Penzolo dal pendolo che oscilla sulla ruota dell mulino tirata da aquiloni sospinti da un leggero vento
soffiato da avidi polmoni che più vogliono e più regalano.
soffiato da avidi polmoni che più vogliono e più regalano.
Sense #1
Attualmente la vita mi riempe il ventre, mentre la cassa da morto
mi conduce a casa.
mi conduce a casa.
giovedì 23 giugno 2011
"Il Baretti" di Piero Gobetti, rivista di letteratura "militante"
Uno stralcio della mia tesina...
Annunciata la sua pubblicazione già nel 1922 sulle pagine de “La Rivoluzione Liberale”[i] e presentato come un inserto letterario della rivista con l’obiettivo di “suscitare preoccupazioni di serietà ed esigenze di pensiero, di critica, di stile nelle nuove generazioni”, “Il Baretti” apparve per la prima volta il 23 dicembre del ’24.
Il titolo rende omaggio a Giuseppe Baretti (1719-1789), scrittore e critico letterario del ‘700, fondatore della rivista “La Frusta Letteraria”[ii], il quale criticò aspramente le correnti neoclassiche del tempo attraverso le pagine della sua pubblicazione.
“Il Baretti”, terza ed ultima rivista gobettiana, esce prima come quindicinale e dal secondo numero come mensile fino al 1928. Vi collaborarono numerosi letterati del tempo come Debenedetti, Sapegno, Croce e Montale, che alla morte di Gobetti avvenuta nel ’26 mandarono avanti la rivista fino alla definitiva chiusura per opera della censura fascista nel dicembre del ’28[iii].
“Il Baretti” si apre con un editoriale dal titolo Illuminismo in cui Gobetti chiarisce l’intento e la linea della rivista in controtendenza con quelli dei letterati del tempo “usi agli estri del futurismo e del medioevalismo dannunziano che trasportarono la letteratura agli uffizi di reggitrice di Stati”.
Nell’editoriale l’autore afferma che la sua non è un’accusa contro persone bensì una critica al diffuso malcostume di subordinare la letteratura alla politica, atteggiamento tipico della generazione precedente alla sua che dopo aver combattuto la guerra, cercò la salvezza in vuoti programmi politici e culturali.
Gobetti sottolinea quindi il totale distacco della rivista da tali programmi salvifici, da “febbri d’attivismo”, impegnandosi a conservare, a ritrovare l’essenza della letteratura e ribadirla in modo da ostacolare i “paladini del calamaio” e arginare il dilagante dilettantismo dei suoi tempi.
“Il Baretti” si impegnò a difendere ed a consolidare una sicurezza di valori decorosi in favore di una dignità letteraria preferendo un’onesta semplicità alla genialità ed all’entusiasmo. A tal proposito Piero Gobetti chiude l’editoriale con quella che sembra essere la descrizione dei letterati della “nuova generazione”, nati sotto il respiro della guerra e del fascismo e perciò impregnati di un “donchisciottismo disperatamente serio e antiromantico”[iv].
“ La nostra vita cominciò qui, con la scontentezza di ciò che sembrava materia di entusiasmo. Perciò invece di levare grida di allarmi o voci di raccolta incominciamo a lavorare con semplicità per trovare anche per noi uno stile europeo”.
La ricerca di questo stile europeo e quindi la sprovincializzazione della letteratura e della cultura italiana fu uno dei temi più importanti de “Il Baretti”5. Il concetto di una cultura totale ed europea non filtrata attraverso quella italiana (quindi non provinciale ma unitaria) fu la vera innovazione della rivista. Fu l’idea che animò tutti quei letterati che contribuirono al progetto morale di Gobetti. In loro vi era la volontà di scongiurare il rischio che la cultura italiana si chiudesse in sé stessa o si limitasse a quei pochi spunti che la “letteratura di regime” offriva.
“Il Baretti”, supportato dalla casa editrice “Piero Gobetti editore6”, contribuì a far conoscere in Italia la letteratura europea di quel periodo attraverso la divulgazione di saggi ed opere di autori europei. Particolarmente sentito fu il contatto con la letteratura francese del novecento a cui la rivista dedicò un numero doppio nel 1925 e del quale ne fanno parte le pagine più riuscite dell’intera esperienza barettiana7).
L’impegno morale di Gobetti non si esauriva nella sprovincializzazione della letteratura e nella difesa della sua dignità ma aveva in sé anche una connotazione politica. Con la definitiva affermazione del fascismo in Italia era pressoché impossibile portare avanti un progetto politico di opposizione al regime e, data l’impellente necessità che il fondatore della rivista sentiva di resistere ad un tale imbarbarimento, era necessario spostare tale critica su un altro campo8.
Ecco allora che l’intento, ufficialmente esclusivamente letterario, assume un carattere di lotta politica. Questa resistenza al regime si tramuta quindi in un “ritorno all’ordine” letterario in opposizione al dannunzianesimo ed alle avanguardie e nella volontà di “rifar le genti”, educarle cioè ad una letteratura colta e civile senza cime e senza vaste bassure9.
Questo progetto di impegno politico viene espresso chiaramente dalla scelta di temi e autori da trattare ma soprattutto dalla “elezione” di Benedetto Croce, oppositore del regime fascista ed autore del “Manifesto degli intellettuali antifascisti”10, quale maestro e guida spirituale della rivista11.
[i] Piero Gobetti dovette momentaneamente accantonare il progetto della rivista letteraria in quanto sentiva più impellente il bisogno di trattare della materia politica e sociale di cui si occupava nella sua “La Rivoluzione Liberale”. Natalino Sapegno a tal proposito scrive così su “ Il Contemporaneo” nel 1956 in un articolo intitolato Cultura militante:
“L’intenzione fu attuata solo nel dicembre del 1924 allorché l’attività del giornale politico si faceva sempre più difficile e irta di ostacoli e si rendeva evidente la necessità di affiancarla ed eventualmente sostituirla con un organo d’idee e d’informazione operante su un terreno più sgombro” .
[ii] Rivista quindicinale fondata a Venezia nel 1763 da Giuseppe Baretti con lo pseudonimo di Aristarco Scannabue. La rivista successivamente si spostò ad Ancona dove sopravvisse fino al 1765.
[iii] La rivista, dopo la morte di Piero Gobetti nel ’26, continuò ad esistere grazie al lavoro della sua redazione ed in particolare grazie a Piero Zanetti e Santino Caramella che insieme alla vedova Gobetti si impegnarono a mantenere il programma morale della rivista rifiutando ogni tipo di compromesso politico. Quando questo non fu più possibile la redazione optò per la chiusura della rivista.
[iv] Cfr. da “La Rivoluzione Liberale”, introduzione.
5 A partire dal N. 1 del ’24 è evidente il carattere di internazionalità dell’opera. Sono infatti presenti, oltre all’editoriale di Piero Gobetti ed all’articolo d’apertura di Sapegno, un articolo su Jack London di Prezzolini, un saggio in lingua di Eduard Berth ed alcune poesie di Stefan Georg.
6 Piero Gobetti fondò nel 1923 una casa editrice portante il suo nome con la quale svolse una intensa attività. Nel 1925 pubblicò gli “Ossi di Seppia” di Montale
7 Nel numero doppio dedicato alla letteratura francese del novecento troviamo articoli di Debenedetti, Montale, Alberto Rossi e Guglielmo Alberti rispettivamente su Proust, Valery Larbaud, Valèry e Gide.
8 La seconda rivista gobettiana “La Rivoluzione Liberale” era stata chiusa, per ordine del prefetto di Torino, l’8 novembre 1925
9 Si legga sull’argomento l’articolo di Montale pubblicato sulla rivista nel novembre del 1925 intitolato Stile e Tradizione.
10 Benedetto Croce pubblicò il 1° maggio del ’25 il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” in risposta a quello degli intellettuali fascisti redatto da Giovanni Gentile il 21 aprile dello stesso anno. Tra i collaboratori de “Il Baretti” che firmarono il manifesto di Croce ci furono Montale e Sibilla Aleramo.
11 La scelta di Croce come maestro comune per gli intellettuali de “Il Baretti” è indicata sin dal primo numero del 23 dicembre del ’24 in un articolo d’apertura di Natalino Sapegno intitolato Resoconto di una sconfitta. Nell’articolo Sapegno parla del filosofo abruzzese come di un maestro per l’Italia, senza però dimenticarne i limiti del pensiero filosofico, della critica letteraria e soprattutto delle interpretazioni che ne sono state date. Scrive così: “ ci furon dei crociani e degli anticrociani, ma nessuno capì Croce: oggi tutti se ne accorgono. Basta indugiarsi ad ascoltare quelli che parlano (o scrivono) delle sue dottrine (amici o nemici), fermarsi a considerare la limitazione e la pedanteria de’ loro schemi, o la sufficienza boriosa e annoiata onde accolgono quelle che a loro paiono inutili ripetizioni, e sono svolgimenti nuovi di pensiero, frutto di una nuova meditazione inesistente. Non per nulla egli bandisce i discepoli e risponde con un sorriso agli oppositori.”
martedì 14 giugno 2011
domenica 12 giugno 2011
pagina bianca (nera)
Mi è sempre piaciuto iniziare i quaderni (un blog è come un quaderno). Più o meno equivale ad iniziare un viaggio. Un quaderno bianco porta con sé un tale mistero. Potrebbe essere uno specchio appannato che pian piano perde il velo d'incertezza e rende l'immagine riflessa più nitida, fino ad immobilizzarla lì per sempre. Un frutto che ti spiattella il suo succo proprio davanti agli occhi. Quante speranze raccoglie in sé un quaderno bianco!
L' inizio di una avventura blablabla...
Segni, un'infinità di segni, operazioni matematiche, lettere ballerine blu fosforenscenti su campo nero. Cerco, croce sul cuore, di collocarle in un qualche spazio e tempo e tradurne il significato per fare di questo quaderno un qualcosa di capibile, di "onesto". Onesto sono agli occhi degli altri, sorrido, non sono onesto con me stesso. Onesto sarà il mio lavoro.
Eccomi quindi a fare i conti con il mio bafometto interiore (manco me l'avesse ordinato lo psicoanalista) e con le tortuose scalinate blu e nere che immagino occupino la mia testa.
Il quaderno è un po' più nero.
Il dado è tratto. Dada tratta est.
L.G.
L' inizio di una avventura blablabla...
Segni, un'infinità di segni, operazioni matematiche, lettere ballerine blu fosforenscenti su campo nero. Cerco, croce sul cuore, di collocarle in un qualche spazio e tempo e tradurne il significato per fare di questo quaderno un qualcosa di capibile, di "onesto". Onesto sono agli occhi degli altri, sorrido, non sono onesto con me stesso. Onesto sarà il mio lavoro.
Eccomi quindi a fare i conti con il mio bafometto interiore (manco me l'avesse ordinato lo psicoanalista) e con le tortuose scalinate blu e nere che immagino occupino la mia testa.
Il quaderno è un po' più nero.
Il dado è tratto. Dada tratta est.
L.G.
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